Gloria al Padre

Il Gloria al Padre o dossologia minore è una preghiera della tradizione cristiana.
È una preghiera di lode, chiamata anche dossologia. Il suo contenuto afferma la professione di fede nella Trinità, cioè nel mistero di Dio Uno e Trino. Si potrebbe definire una versione verbale e completa di quello che con linguaggio non verbale e gestuale è il segno della croce.
È recitata anche come parte terminale in ogni Salmo nella Liturgia delle Ore e nel Breviario e al termine di ogni decina di Ave Maria nel Rosario. Nella forma straordinaria del Rito Romano la recita del Gloria Patri è omessa nel tempo di Passione.
Va distinta dall’inno Inno a Dio (dossologia maggiore) che inizia con la stessa parola, ma è inserito tra i riti introduttivi dell’Eucaristia.

Testo
Gloria Patri,
et Filio,
et Spiritui Sancto.
Sicut erat in principio,
et nunc, et semper,
et in saecula saeculorum.
Amen.

Traduzione in Italiano
Gloria al Padre
e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio
e ora e sempre,
nei secoli dei secoli.
Amen.

Traduzione in forma coerente
Per un testo sacro in lingua antica (Bibbia, preghiere, inni, ecc.) possiamo avere una traduzione letterale interlineare (morfematica) che rende parola per parola e nella loro sequenza tutte le forme del testo in lingua origine.
Tra le varie altre soluzioni che privilegiano di rendere il significato, quella di tipo forma-coerente, pur fedele alla lettera, con l’aggiunta di poche parole permette un importante miglioramento nella comprensione del testo originale.
La preghiera propriamente è rivolta a Dio, che è l’Unità delle Tre (divine) Persone: Sancta Trinitas Unus Deus.
In secondo luogo, per ricordare che il Dio Uno non è una somma di parti (o un intero maggiore della somma delle parti), si ripete: Padre Dio, Figlio Dio, Spirito Santo Dio.


Traduzione poetica
«Gloria al Padre, all’Unigenito
E allo Spirito Santo procedente,
Nume solo ed individuo,
Increata Trinità.
Qual fu data nel principio
Tal tributisi al presente,
E si dia in tutti i secoli
Dell’immensa eternità.»

La Storia
Forme simili della dossologia erano usate dai Padri della Chiesa:
in Oriente la forma usata era quasi generalmente Gloria Patri per Filium in Spiritu Sancto, “Gloria al Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo”;
altrove è attestata la forma Gloria Patri cum Filio et Spiritu Sancto, “Gloria al Padre con il Figlio e lo Spirito Santo”[3].
La formula venne usata come parola d’ordine dagli ortodossi, mutata nella forma attuale, mentre gli ariani ritenevano la forma precedente Gloria Patri per Filium in Spiritu Sancto, per sé non erronea, ma malamente da essi interpretata.
Nella liturgia mozarabica si dice, in base a Sal 29,2 Gloria et honor Patri et Filio et Spiritui Sacto, cioè “Gloria e onore al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo”.
Alla dossologia si aggiungeva la clausola finale in saecula saeculorum. Amen, “nei secoli dei secoli. Amen”, di fattura ebraica e di provenienza biblica (Rm 16,27; Eb 13,21); ancora oggi essa è usata, da sola, nella liturgia mozarabica; greci e latini vi premettono et nunc et semper, “e ora e sempre”. È invece proprio delle Chiese occidentali (esclusa la Spagna) iniziare tale parte con sicut erat in principio, “come era nel principio”, aggiunta introdotta nel V Sec. d.C., anch’essa come protesta contro gli ariani.
L’uso di posporre il Gloria Patri ai Salmi dell’ Ufficio venne forse usata per la prima volta ad Antiochia nel canto antifonario, e si propagò con esso per tutto il mondo; al tempo di San Benedetto († 547 ca.) l’uso è già generale.

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