L’eterno riposo: Significato e storia

L’eterno riposo, preghiera fondamentale in onore dei defunti, nel suo reale significato attraverso una storia ultra millenaria

L’eterno riposo è la preghiera più conosciuta di suffragio alla anime defunte con un preciso significato e una storia antica alla quale fa riferimento. L’orazione si recita al mattino e alla sera, ma anche a conclusione del Rosario, durante la celebrazione dei funerali e in ricorrenze fisse come la recita dell’Angelus domenicale da parte del Pontefice.

L’ eterno riposo, la preghiera di suffragio per i defunti nel suo reale significato.

Il suffragio dei defunti attraverso la preghiera dell’eterno riposo presenta due formule conosciutissime sia in italiano che in latino, facili da imparare in entrambe le lingue grazie alla loro brevità:

“L’eterno riposo, dona loro, o Signore, e splenda ad essi la Luce Perpetua. Riposino in pace. Amen“.

“Rèquiem aetèrnam, dona eis, Domine, et lux perpètua lùceat eis. Requiéscant in pace. Amen”.

Tuttavia, il concetto chiave di “riposo” contenuto nella preghiera si presta a fraintendimenti se non si conosce il suo reale significato. In pratica, il riposo di solito s’interpreta come dormire o non fare niente d’impegnativo a livello fisico e mentale, ma la nostra civiltà ha invece assorbito dal cristianesimo un’interpretazione più profonda di questa parola che non sottintende l’ozio fine a se stesso, ma il rigenerarsi fisico e mentale dalle fatiche quotidiane per concentrarsi sui veri valori della vita.
In pratica il riposo autentico ci permette di coltivare con più attenzione le relazioni interpersonali e di aspirare all’elevazione spirituale, attraverso la tranquillità, dedicandoci anche alla meditazione riguardante il vero significato della vita e lo scopo finale della nostra esistenza che prevede di operare nel modo migliore in questo mondo, in vista del passaggio a quello ultraterreno.
Non a caso, infatti, la preghiera sottolinea tre specifiche invocazioni in favore dei defunti: la prima è la richiesta a Dio di concedere loro un riposo eterno, inteso però come totale rigenerazione spirituale, seguita subito dopo dalla richiesta che siano illuminati dalla luce divina per sempre come requisito essenziale della vita eterna, mentre la terza invoca il loro riposo nella pace di Dio, donata a ogni essere umano meritevole di salvezza, alla fine del suo percorso sulla terra.

Il riposo nell’ Antico Testamento
La Sacra Scrittura considera il riposo come traguardo ultimo della vita umana, perché è compimento del progetto di Salvezza divina dell’umanità redenta che può quindi accedere alla vita ultraterrena. Il termine aveva un preciso significato nell’antico Testamento, dato che il riposo si osservava il sabato come dono di Dio che liberava gli uomini dalla fatica e dalla schiavitù (Esodo 23,12), e rappresenta inoltre l’inizio di un’era nuova con l’arrivo nella Terra Promessa dopo la schiavitù in Egitto (Deuteronomio 5,15).
Il riposo ricorre anche nella descrizione del secondo esodo con il ritorno a Gerusalemme dopo il periodo di cattività babilonese: “Vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore” (Ezechiele 37,14) e nel salmo 23: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare“.

Il riposo nel Nuovo Testamento

Il concetto di riposo nel Nuovo testamento riprende l’idea della ricompensa divina al termine di prove difficili per coloro che non hanno abbandonato Dio per seguire falsi idoli, come il vitello d’oro al tempo di Mosè, e hanno creduto alla Parola del Figlio Gesù: “Non avranno riposo né di giorno né di notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome” (Apocalisse 14,11).Il riposo, come detto, alimenta la meditazione e la preghiera mentre la morte, che origina quello eterno, non è altro che il passaggio alla vera vita per godere tutte le benedizioni di Dio. Per questo, la preghiera ha avuto fin dai primi secoli della Chiesa riferimenti al riposo e alla luce divina come due elementi imprescindibili dell’insegnamento cristiano.

La preghiera dei defunti nel corso dei secoli

La parola riposo compare nei Vangeli sinottici e in Giovanni ed è intesa proprio come “dormizione” per indicare che la conclusione della vita terrena è solo un momento di transizione: la Risurrezione ha vinto la morte e al sonno segue sempre il risveglio.
Non a caso, quando Gesù si appresta a risuscitare la figlia di Giairo afferma: “La fanciulla non è morta, ma dorme” (Matteo 9,24; Marco 5,39; Luca 8,52). Del resto, la morte per i cristiani è la separazione dell’anima dal corpo che, essendo di natura spirituale e immortale, continua a vivere nell’al di là.
Una scoperta archeologica, effettuata in Libia nel 1911, ha riportato alla luce una necropoli cristiana del V secolo, a pochi chilometri da Tripoli, e le tombe riportano una formula abbastanza simile alla nostra: “Requiem aeternam det tibi Dominus et lux perpetua luceat tibi”. La preghiera è stata inserita come canto d’introito per le messe funebri già nel VI secolo, all’epoca di papa Gregorio I (540-604 d.C.), e ha subito alcune aggiunte, specie il requiéscant in pace, che si riscontra nel breviario francescano del XIII secolo.

L’ eterno riposo si integra con le altre opere di misericordia per i defunti

Pregare Dio per i vivi e i morti è, per la Chiesa, la settima opera di misericordia spirituale, considerando che il passaggio al mondo ultraterreno prevede per molti anche un periodo di purificazione in Purgatorio formulato teologicamente come dogma di fede:
Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna, vengono però sottoposti, dopo la loro morte, ad una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nella gioia del cielo. […] La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze (621) e di Trento. […] Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti” (catechismo della Chiesa Cattolica 1030-1032).
Di conseguenza, a tutte le pratiche di culto prima elencate, alle quali i fedeli ricorrono per suffragare i defunti, si unisce la preghiera dell’eterno riposo a cui si può ricorrere facilmente in ogni momento della giornata per onorare chi ci ha preceduto, invocare per loro pace, rigenerazione spirituale, luce e intercessione misericordiosa di Dio nei loro confronti.
Secondo la teologia, le anime dei defunti, appartengono alla Chiesa trionfante, se già beati in Paradiso, o purgante, se ancora in fase di espiazione, e ricambiano le nostre preghiere aiutando e proteggendo la Chiesa militante, cioè tutti noi che siamo ancora impegnati a proseguire il cammino terreno, come passaggio necessario, e non privo di ostacoli, per raggiungere la vita eterna.

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