L’ Epifania del Signore

Vedere la stella, cercare il Signore

I Magi, al vedere la stella, provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

Matteo 2,10-12

L’ Epifania è la grande solennità della manifestazione del Signore, Re delle genti, unico Dio di tutta la terra: l’adorazione dei Magi, narrata solo nel Vangelo di Matteo, è accompagnata, nella liturgia, dalla profezia di Isaia, che vede i popoli muoversi alla luce del vero Dio, da un salmo regale che ribadisce gli onori che i sovrani di tutta la terra tributeranno al vero Re e Signore, principe della Pace, e dalla riflessione di san Paolo agli Efesini, per cui tutte le genti sono chiamate, in Cristo, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e a essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

La salvezza è per tutti, non solo per alcuni: i Magi, venuti da Oriente per offrire in dono oro, incenso e mirra al re dei Giudei che è nato, rappresentano questa totalità, sono la primizia della moltitudine che non si può contare, di ogni tribù, lingua, popolo e nazione che Dio ha chiamato e riscattato con il sangue dell’Agnello, come ricorda l’Apocalisse. Questi sapienti ci insegnano come si cerca il Signore, come e dove lo si può incontrare: ci attende nella casa, con Maria sua madre. Non si trova in situazioni eccezionali, ma nella quotidianità della nostra vita. Per trovarlo lì, però, dobbiamo metterci in cammino, dare le spalle a quello che sembra luce ma non lo è (i Magi vengono da Oriente, da dove sorge il sole) e riconoscere i segni della vera Luce, di cui Lui, per farsi trovare proprio lì, dissemina la nostra storia personale. 

La luce è tema centrale della festa di oggi: ricorre in tutte le letture perché è elemento cardine del mistero del Natale, e nel Vangelo guida i Magi lungo la via attraverso l’astro visto in Oriente, che li fa muovere per adorare il Signore. La scienza ha identificato storicamente tale astro, fatto che concorre a dare spessore alla dimensione anche intellettuale della ricerca di questi sapienti, esperti di astronomia, che hanno letto in un evento celeste eccezionale un segno della presenza del Signore del Cielo e delle sue leggi; la stella, d’altra parte, è un simbolo di Davide, prefigurazione del Cristo Messia, anche nel mondo biblico, come ricorda l’oracolo di Balaam contenuto nel libro dei Numeri, sicché tutte le culture, per vie diverse, possono giungere alla Verità della rivelazione di Cristo; ci sono poi le Scritture, le profezie, che vengono consultate dai capi dei sacerdoti e dagli scribi radunati da Erode.

IN GINOCCHIO
Eppure, con tutto questo, in Giudea le parole dei Magi sono accolte con spavento da Erode e da tutta Gerusalemme! Grande monito per noi: possiamo sapere tante cose di Dio, ma non lo incontreremo mai, e anzi ne avremo in fondo terrore, se non ci inginocchiamo e non lo adoriamo nella piccolezza e nell’umiltà della quotidianità, come fanno i Magi, che cercano e riconoscono Dio nel segno semplice e prodigioso di un neonato e si prostrano di fronte al Bambino e a sua Madre.

Lì si trova la gioia: l’invito a rallegrarsi, che ha aperto i tempi nuovi della salvezza, che è risuonato nella casa di Nazaret all’Annunciazione e in tutti gli annunci del Natale. È concreta esperienza dei Magi: gioirono straordinariamente di gioia grande, dice letteralmente il Vangelo. Trovato Gesù, si sperimenta questa gioia incontenibile, che ci fa lasciare tutto per avere Lui, ci ricolma di pienezza, ci fa tornare alla nostra vita di sempre ma ricchi di quell’incontro, che fa nuove tutte le cose e ci rende testimoni del Dio eterno, incarnato, morto e risorto per noi.

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