Indicazioni pastorali della Prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani

La scelta di indire una Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani si colloca in un tempo segnato dalla pandemia e da quanto la generazione dei più anziani ha sofferto in questi mesi, in ogni parte del mondo. Le immagini di anziani morti soli, per i quali non è nemmeno stato possibile celebrare il funerale, sono state una ferita per tutta la Chiesa. Si tratta di una delle croci di questo nostro tempo che, non a caso, è stata ricordata durante la Via Crucis con il Papa il Venerdì Santo di quest’anno: «Dall’ambulanza sono scesi uomini che somigliavano ad astronauti, coperti da tute, guanti, mascherine e visiera, hanno portato via il nonno che da qualche giorno faticava a respirare. È stata l’ultima volta che ho visto il nonno, è morto pochi giorni dopo in ospedale, immagino soffrendo anche per la solitudine. Non ho potuto stargli vicino fisicamente, dirgli addio ed essergli di conforto».
Non poter essere vicini a chi soffre contraddice la vocazione alla misericordia dei cristiani e la Giornata è un’occasione per ribadire che la Chiesa non può rimanere distante da chi porta la croce. Il tema scelto dal Santo Padre “Io sono con te tutti i giorni” lo esprime con chiarezza: durante la pandemia e nel tempo che – ci auguriamo presto – inizierà dopo di essa, ogni comunità ecclesiale desidera stare con gli anziani tutti i giorni.
Già più di un anno fa, nel pieno della prima ondata della pandemia, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita aveva scritto che: «come singoli e come Chiese locali, possiamo fare molto per gli anziani: pregare per loro, curare la malattia della solitudine, attivare reti di solidarietà e molto altro. Di fronte allo scenario di una generazione colpita in maniera così pesante, abbiamo una responsabilità comune». Si tratta di un compito che – quando la tempesta si sarà placata – dovrà assumere una dimensione ordinaria nella vita delle parrocchie e di tutte le realtà ecclesiali. La celebrazione annuale di una Giornata dedicata agli anziani è una modalità per inserire nel tessuto abituale della nostra pastorale l’attenzione agli anziani fragili.
Non si può dire che l’attenzione di papa Francesco agli anziani sia una novità. Analoga sollecitudine e parole piene di sapienza e di calore umano hanno avuto gli ultimi pontefici nei confronti degli anziani. Nel caso di Papa Francesco, la grande vicinanza spirituale agli anziani che accompagna tutto il suo Pontificato, va letta alla luce dell’ecclesiologia che lo caratterizza. Al pari di altre categorie di persone che non sempre sono state oggetto di adeguata cura pastorale gli anziani hanno una missione precisa nel seno del santo Popolo fedele di Dio. Papa Francesco la individua nel fare memoria e nel trasmettere la fede alle nuove generazioni, ma l’aspetto più significativo è che li consideri una porzione rilevante del laicato cattolico. Non sono “utenti” della Chiesa, ma compagne e compagni di strada. Per questo motivo, in occasione della Giornata non è stato pubblicato un testo sulla vecchiaia, ma un messaggio indirizzato agli anziani, in cui il Santo Padre chiede loro di essere corresponsabili del cammino della Chiesa di domani e della costruzione del mondo dopo la pandemia. Si tratta di una novità significativa, che si inserisce nella prospettiva sinodale proposta da Papa Francesco. Gli anziani, secondo il Papa, fanno parte “della totalità dei battezzati, soggetto del sensus fidei infallibile in credendo”. Da questa considerazione scaturisce la necessità di sviluppare una migliore cura pastorale per una generazione, che forse abbiamo troppo spesso dimenticato, per la tendenza a considerare aprioristicamente tutti gli anziani come persone già evangelizzate
La celebrazione della prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani si colloca al centro dell’anno che il Santo Padre ha dedicato alla famiglia in occasione del quinto anniversario dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. Non si tratta di un caso, ma di una scelta che nasce dalla consapevolezza di come gli anziani – tutti gli anziani, anche quelli che non sono nonni – abbiano bisogno di un ambiente familiare in cui vivere e di come sia necessario che le famiglie prendano coscienza del ruolo che essi dovrebbero avere al loro interno. Nel mondo globalizzato, infatti, il rapporto tra anziani e famiglie non è più scontato, ma è, al contrario, messo costantemente in discussione. Si tratta di un fenomeno che acquista connotazioni differenti a seconda del contesto geografico e culturale, ma che possiede dei tratti costanti che inducono a pensare che la crisi in atto tra anziani e famiglia sia un vero e proprio segno dei tempi con il quale fare i conti. La stessa pastorale familiare, sovente preoccupata solo dei rapporti di coppia o tra genitori e figli, fatica a mettere a tema la relazione tra genitori anziani e figli adulti e quella tra nonni e nipoti.
Nell’enciclica Fratelli Tutti, il Papa ha scritto parole molto chiare in questo senso: “Abbiamo visto quello che è successo agli anziani in alcuni luoghi del mondo a causa del coronavirus. Non dovevano morire così. Ma in realtà qualcosa di simile era già accaduto a motivo delle ondate di calore e in altre circostanze: crudelmente scartati. Non ci rendiamo conto che isolare le persone anziane e abbandonarle a carico di altri senza un adeguato e premuroso accompagnamento della famiglia, mutila e impoverisce la famiglia stessa. Inoltre, finisce per privare i giovani del necessario contatto con le loro radici e con una saggezza che la gioventù da sola non può raggiungere” (FT 19). Sono parole importanti, che meritano di essere riprese anche per interrogarsi sul debito che le famiglie – e con esse la pastorale familiare – hanno nei confronti di una generazione che in parte è caduta nell’oblio.

Di fronte ad uno scenario così complesso (la pandemia, la ricerca di un nuovo protagonismo degli anziani e la crisi dei rapporti familiari) la Chiesa, proprio per aiutare le persone a non cedere allo sconforto e all’abbattimento, ha voluto scegliere un modo semplice per dare avvio ad un cammino comune e per alimentare la solidarietà: quella di fare festa. Anziani e giovani insieme: genitori e figli; nonni e nipoti; appartenenti o meno alla stessa famiglia. Consapevole della necessità di una riconciliazione tra le generazioni e delle prove vissute dagli anziani, la Chiesa non addita le mancanze degli uni o degli altri, ma indica la strada della celebrazione di un momento comune di gioia.
Come avvenne nella parabola del figlio prodigo e del padre misericordioso, la festa è il superamento delle divisioni che avevano contrassegnato la vicenda di una famiglia. Quel figlio che aveva considerato il padre, probabilmente in là con gli anni, come morto, tanto da chiedere di disporre della sua eredità, viene da lui accolto e perdonato, si riconcilia così con l’anziano genitore e anche con se stesso, e tutto ciò viene celebrato all’interno di una festa vissuta insieme. Il padre misericordioso non è ignaro dei problemi, dei tradimenti e delle ambiguità, ma sceglie di festeggiare poiché solo la gioia del Vangelo è capace di riempire il cuore e liberare “dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento” (EG 1). Essa è la base sulla quale costruire relazioni rinnovate tra le generazioni e diviene – anche grazie al contributo di saggezza dei più anziani – la roccia sulla quale edificare le nostre società dopo la pandemia.
Per questo desideriamo che la celebrazione della prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani sia vissuta come un momento di festa che coinvolga tutte le generazioni. Non si tratta di una felicità ingenua, ma di una gioia che nasce dalla consapevolezza che il Signore è vicino alla vita degli anziani come a quella dei più giovani: Egli è con noi tutti i giorni.
Gli strumenti pastorali a cui si può ricorrere per dare attuazione concreta alla sollecitudine pastorale nei confronti degli anziani sono numerosi. A tal fine si può utilmente tornare all’ampia riflessione sul senso e il valore della vecchiaia e ai concreti suggerimenti pastorali contenuti nel documento sugli anziani pubblicato anni addietro dal Pontificio Consiglio dei Laici, che conserva oggi tutto il suo valore e la sua attualità.5 Fra le tante modalità di vicinanza che le chiese locali e le singole persone possono utilizzare per “farsi prossimi” agli anziani, ne vogliamo suggerire una, di facile realizzazione e di grande efficacia: la visita. Essa è un segno tangibile di una Chiesa in uscita ed è un modo, radicato nella tradizione, per manifestare la misericordia, in particolare nei confronti dei malati e dei carcerati. Oggi sembra necessario aggiungere all’elenco delle sette opere di misericordia, che tutti abbiamo imparato a memoria, l’opera della visita agli anziani soli e la scelta della Penitenzieria Apostolica di concedere l’Indulgenza Plenaria a chi la compie, ne sottolinea l’urgenza.
In queste pagine, inoltre, desideriamo offrire vari altri suggerimenti per celebrare la Giornata: suggeriamo di celebrare in ogni parrocchia o realtà ecclesiale una messa in occasione della Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani; di far memoria degli anziani della propria comunità morti a causa del Covid-19 e di chiedere ai giovani di compiere una visita ai propri nonni e, soprattutto, agli anziani soli, per consegnar loro il messaggio del Santo Padre. Oltre a quanto da noi proposto, siamo convinti che ogni realtà ecclesiale saprà trovare con creatività il miglior modo per celebrarla nel proprio contesto.
Che la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani sia davvero per tutti una festa colma della gioia del Vangelo!


P. Alexandre Awi Mello, I. Sch.
Segretario Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita
Card. Kevin Farrell
Prefetto Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita

In allegato di seguito o scaricabile cliccando qui il file:







/ 5
Grazie per aver votato!